Varcare la soglia della speranza by Giovanni Paolo II

Varcare la soglia della speranza by Giovanni Paolo II

autore:Giovanni Paolo II
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Religione
ISBN: 88-04-39270-3
editore: Mondadori
pubblicato: 1993-12-31T16:00:00+00:00


Penso che tale visione del problema sia caratterizzata da una certa interpretazione semplificata della sua essenza. Questa, in realtà, è molto più profonda, come ho già tentato di spiegare nella risposta alle precedenti domande. Qui la statistica non è utilizzabile: simili valori non sono quantificabili in cifre.

Per la verità, non dice molto neppure la sociologia della religione, d'altronde molto utile. I criteri di misura da essa offerti non servono se si vuole decidere, sulla loro base, dell'atteggiamento interiore delle persone. Nessuna statistica volta a una presentazione quantitativa della fede, per esempio mediante la sola partecipazione ai riti religiosi, raggiunge il nocciolo della questione. Qui non bastano le sole cifre.

Nella domanda si pone - sia pure «provocatoriamente», come ha precisato - la questione nel modo che segue: contiamo quanti sono nel mondo i musulmani, o gli induisti, contiamo quanti sono i cattolici, oppure i cristiani in genere, e avremo la risposta al quesito su quale religione sia in maggioranza, quale abbia un futuro davanti a sé, e quale invece sembri appartenere soltanto al passato, o stia subendo un processo sistematico di decomposizione e di declino.

In realtà, dal punto di vista del Vangelo la questione è completamente diversa. Cristo dice: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno» (Lc 12, 32). Penso che con queste parole Cristo risponda nel modo migliore ai problemi che turbano alcuni e che trovano espressione nella sua domanda. Gesù va perfino oltre, allorché domanda: «Il Figlio dell'uomo, quando verrà nella Parusìa, troverà ancora la fede sulla terra?» (cfr. Lc 18, 8).

Sia questa domanda sia l'espressione precedente sul piccolo gregge indicano il profondo realismo da cui era guidato Gesù nei riguardi dei Suoi apostoli. Non li preparava a facili successi. Parlava chiaramente, parlava delle persecuzioni che attendevano i Suoi confessori. Allo stesso tempo costruiva la certezza della fede. «Al Padre è piaciuto dare il Regno» a quei dodici uomini di Galilea, e per loro mezzo a tutta l'umanità. Li preammoniva che sulla via della missione, verso la quale li dirigeva, li attendevano contrarietà e persecuzioni, perché Egli stesso era stato perseguitato: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»; ma subito aggiungeva: «se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra» (Gv 15, 20).

Sin da giovane sentivo che queste parole contengono l'essenza stessa del Vangelo. Il Vangelo non è la promessa di facili successi. Non promette a nessuno una vita comoda. Pone delle esigenze. E, al tempo stesso, è una Grande Promessa: la promessa della vita eterna per l'uomo, sottomesso alla legge della morte; la promessa della vittoria mediante la fede all'uomo minacciato da tante sconfitte.

Nel Vangelo è contenuto un paradosso fondamentale: per trovare la vita, bisogna perdere la vita; per nascere, bisogna morire; per salvarsi, bisogna prendere la croce. Questa è la verità essenziale del Vangelo, che sempre e dappertutto urterà contro la protesta dell'uomo.

Sempre e dappertutto il Vangelo sarà una sfida per la debolezza umana. Ma proprio in questa sfida sta tutta la sua forza. L'uomo, forse, attende nel suo subconscio una tale sfida, vi è in lui infatti il bisogno di superare se stesso.



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